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KADDISH – Arte, storia, memoria – 1938-2018

2018-01-25 / 2018-02-01



In occasione della Giornata della Memoria del 27 gennaio, la direttrice Maria Vittoria Marchetta e le curatrici Cristina Liscaio e Francesca V. Scazzocchio hanno voluto realizzare una mostra volta a commemorare la Shoah. Il progetto iniziale si è concretizzato in una personale del maestro Georges de Canino, nella quale sono state presentate al pubblico 30 opere inedite. Trattasi in particolare di riporti fotografici su tela con interventi di acrilico e matita, che voluti fortemente senza telaio dall’artista sono stati esposti direttamente sulle pareti dello spazio espositivo. Ricorrono gli ottant’anni dalla promulgazione delle Leggi razziali dell’autunno del 1938; attraverso la mostra "Kaddish – Arte, storia, memoria – 1938-2018" de Canino ha voluto rendere omaggio alla memoria di chi ha sofferto a causa di quella decisione ingiusta e ingiustificabile che creò una frattura dolorosa nel popolo italiano fra cittadini e “cittadini altri”. Le Leggi razziali costituiscono certamente una macchia indelebile nella storia giuridica italiana; il carico di sofferenza inflitto alle famiglie ebree italiane fu solo l'inizio del dolore lacerante che tutti loro sopportarono con la guerra e la deportazione. Georges de Canino, deciso da sempre a mettere la sua sensibilità di artista e di poeta – prima ancora che di ebreo – al servizio della Memoria, ha deciso di intitolare questa mostra “Kaddish” non certo a caso. Il Kaddish è nella liturgia ebraica la preghiera di santificazione del Nome di Dio, che recitata con amore e venerazione sottolinea la volontà del popolo ebraico di ringraziare l'Altissimo, riconoscendo i meriti dei defunti o dei maestri. L'artista quindi, attraverso il linguaggio che gli è più congeniale, eleva la sua preghiera a Dio, ringraziandoLo per l'esempio e i meriti delle tante persone che considera importanti, non solo per la sua formazione umana ma anche per quella delle generazioni future. Richiamando il passato nel presente, riportandolo nella sua memoria intima prima ancora che in quella collettiva, l’artista fa sì che le immagini da testimonianze del passato riescano a diventare, mediante la sua arte, attuali.